16 febbraio 1896: La Grotta gigante e la colonna Ruggero



Ai 16 corr. in compagnia di Veit e Pauletig visitai la Grotta gigante, e ad onta della descrizione contenuta nel N. 2, anno II, del nostro giornale, meritava la pena di riparlarne con entusiasmo.
L’impressione destata, specialmente in un esploratore novellino (come lo era l’amico Pauletig) è potente ed indimenticabile. Alle 4 pom. con poca fatica avevamo dietro di noi i due abissi che si seguono e ci troviamo nel grandioso duomo Imperatore Francesco Giuseppe, nel quale si trovano le più belle e le più bizzarre forme stalattitiche. Fra le colonne, d’apparenza zuccherina, fra stillanti fontane e cortine trasparenti proseguiamo la nostra via, meravigliati dello scintillio adamantino, che alla luce del magnesio si sprigiona dagli innumerevoli cristalli calcari e che fa credere di trovarsi in un altro mondo.
Ad una colonna di speciale bellezza alta circa 12 e del diametro da 2 a 3 metri, imponiamo il nome di colonna Ruggero, in omaggio al nostro amato amico e compagno, il I° dir. segretario sig. Ruggero Konviczka.
Il ritorno procura all’amico Pauletig, ancora troppo poco pratico dell’arrampicarsi per le scale, qualche difficoltà, ma colla nostra assistenza se la cava bene e raggiungiamo la superficie esterna senza incidenti. Dopo aver riposato, riprendiamo la via del ritorno a Trieste, ove siamo alle 3 ant.
Ad onta ch’io abbia già cinque volte visitata questa grotta, pure le sue splendide formazioni, che nessun scultore vivente potrebbe riprodurre, mi procurò sempre viva gioia. Tutto ciò circondato dalla cupa bellezza del mondo inferiore produce su ognuno, che abbia l’occhio aperto alle meraviglie della natura, imponente influsso. Chi potè ammirare anche le estrinsecazioni della natura, profuse a tanti metri di profondità, comprenderà il fascino che ci attrae e ci spinge ad esplorare questi mondi ignoti.
Carlo Pillwein
Da “Il Tourista” n° 3, anno III, 4 marzo 1896

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