Francobollo sul Monumento della Dedizione all'Austria


Il Club Touristi Triestini, nell’approssimarsi del centenario della distruzione del monumento della Dedizione di Trieste all’Austria, vuole ricordare il triste evento con la realizzazione di un apposito francobollo, ideato da Luca Wieser e stampato grazie alla collaborazione delle Poste Austriache – Österreichische Post AG.
Il francobollo ha valore nominale di 0,80€. Il costo per il CTT è stato di 1,98€ a pezzo. Il francobollo ha corso ordinario e può essere utilizzato per corrispondenza con partenza dalla Repubblica d'Austria.
Nel 1882 ricorreva il quinto centenario della dedizione di Trieste alla Casa d’Austria. La città, per festeggiare l’anniversario, organizzò un’esposizione Agricolo-Industriale alla quale presenziarono anche le loro maestà l’imperatore Francesco Giuseppe I e la consorte, l’imperatrice Elisabetta.
Terminata l’esposizione, alcuni illustri cittadini e i primi stabilimenti cittadini costituirono un fondo per erigere un monumento che ricordasse alle generazioni future il felice sodalizio dei Triestini con la casa d’Austria.
Il sito fu individuato nella piazza antistante la stazione ferroviaria, l’artista nello scultore dalmata Ivan Rendić.
Il 29 maggio 1887 il Comitato esecutivo, per completare la raccolta dei fondi necessari all’ultimazione dell’opera indisse una pubblica raccolta di fondi alla quale partecipò tutta la cittadinanza.
Il 25 marzo 1889 il monumento fu solennemente inaugurato. Ecco come viene descritto in un articolo tratto dal giornale cittadino “L’Adria”:

“Il monumento si eleva sopra una base a due gradinate di pianta quadrata, e presenta nel suo insieme l’aspetto d’un obelisco il quale dalla gradinata alla sua cima si alza all’altezza di metri 14,20. Il basamento è formato da tre ordini di piedestalli che tra loro strettamente armonizzati per forme, proporzioni e profili si predispongono ad accogliere il sormontante obelisco.
Nel primo piedestallo concepito in forme architettoniche rigorosamente studiate, porta nella facciata principale l’iscrizione dedicatoria, esso viene sormontato da un gruppo composto di massi conglomerati imitanti dei ruderi architettonici dell’epoca romana, esistenti nel Museo civico d’antichità.
Addossata a questi dal lato prospiciente il portale dell’edificio della stazione ferroviaria, campeggia la figura di donna in bronzo, rappresentante la città di Trieste.
Dalle rovine dell’antica stirpe latina sorge maestosamente l’allegorica figura di Trieste con la mano stesa in atto di giubilo, con l’altra annoda tutto in un fascio le sue memorie allo scudo degli Asburgo, formando un trofeo, dal quale i lembi del vessillo Imperiale avvolgono gli omeri in segno di protezione.
Su quel gruppo di ruderi poggia un secondo basamento il quale di forme corrispondente assomigliante e con in fronte lo stemma Imperiale slancia il suo insieme di ricco profilo nelle snelle forme dell’obelisco. Tutto all’intorno del monumento corre una ringhiera in ferro battuto, ai quattro lati si ergono fanali riccamente lavorati nello stile del rinascimento.
L’iscrizione dedicatoria, dettata dal chiarissimo don Pietro dott. Tomasin, professore alla Scuola Reale superiore dello Stato, è la seguente:

PRAEVIDENS-MAJORUM-CONSILIUM-TERGESTINAM
PRAECLARAM-URBEM
PRID-KAL-OCTOBRIS-M.CCC.LXXXJI
LEOPOLDO III-PIO-AUSTRIAE-DUCI
SPONTE-OBTULIT
ET-NEPOTES-EMPORII-INCOLAE
SEDENTE-FRANCISCO-JOSEPHO-AUG-IMPERATORE
ET-REGE-APOSTOLICO HOC-FIDELITATIS-AVITAE-MONUMENTUM
AERE-CONLATO
EREXERE . A. D. M.DCCC.LXXX.IX
QUOD-BONUM-FASTUMQUE-SIT

II monumento è d’invenzione del valente scultore Ivan Rendić che ne ha eseguito il modello, la statua venne fusa a Vienna dal Prof. Ponninger; il lavoro da scalpellino venne eseguito da Antonio Tamburini; la balaustra co’fanali è opera di Giuseppe Tuzzi su disegno dell’architetto prof. Carlo Hesky, direttore dell’i.r. Scuola industriale”.

L’opera fece bella mostra di sè per trent’anni nel giardino della piazza della Stazione.
Il 3 novembre 1918 iniziò il periodo di occupazione militare italiana, ed il 12 aprile 1919 una delibera della Giunta municipale decretò l’allontanamento del monumento.
Le parti del monumento furono riutilizzate per i più svariati scopi. L’artistica balaustra che circondava il monumento fu trasferita nei giardini di villa Basevi a S. Giacomo, i fanali furono trasferiti ai quattro lati del Ponte Rosso, il rosone raffigurante gli stemmi delle tredici Casate patrizie triestine fu murato all’entrata del castello di S.Giusto.
La statua ebbe meno fortuna: nel 1928 s’ipotizzò il suo riutilizzo come abbellimento per la nicchia al centro della Scala dei Giganti, ma nel settembre del 1931 il podestà bloccò i lavori di ricollocazione a causa delle pressanti proteste apparse sul quotidiano “Il Piccolo” di una piccola ma significante parte della cittadinanza contraria al ritorno di quella statua.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, la statua fu trasferita al magazzino per la raccolta dei metalli e fu fusa; si salvò solo la testa che entrò a far parte delle collezioni di Diego de Henriquez.
Fonte: http://www.nuovolitorale.org/monumento_dedizione.asp

Commenti