20.9.2019: Il Premio Cergoly 2019 a Péter Techet. Le motivazioni.


Il premio Cergoly 2019 è stato assegnato a Péter Techet per il suo lavoro “Gewalt in der Kirche Innerkatholische Konflikte im ländlichen Hinterland der österreichisch-ungarischen Küstenregion, 1890-1914” (Violenza nella Chiesa – conflitti intercattolici nel retroterra rurale della regione costiera austro-ungarica, 1890-1914)

La giuria ha premiato questo ponderoso e poderoso lavoro di Techet (si tratta di una tesi di dottorato), in quanto l'autore, attraverso l'analisi dei conflitti nazional-religiosi a Trieste, in Istria, a Fiume, nelle isole del Quarnero, nella Lika e sul Litorale ungherese (Senj-Segna) ha dimostrato come il nazionalismo linguistico fu funzionale alle elite nazionaliste italiane e croate in Istria e a Fiume e a quelle italiane e slovene a Trieste e nei sobborghi per acquisire o mantenere una posizione predominate nella società, mentre invece la popolazione era sostanzialmente lontana dalle questioni nazionali e addirittura estranea a posizioni estremiste e irredentiste. Le autorità imperiali cercarono di opporsi alle strategie adottate da queste elite nazionali stimolando la convivenza tra i diversi gruppi nazionali e cercando in alcuni casi di promuovere il tedesco come lingua sovranazionale. Tuttavia, le politiche delle autorità asburgiche si rivelarono deboli ed esitanti perché, essendo queste elite nazionali comunque classe dirigente borghese, vi era il timore che provvedimenti troppo energici potessero rivelarsi controproducenti per il governo da un punto di vista economico e sociale.
Oltre a ciò, la tesi di Péter Techet contiene un altro argomento di estremo interesse per le finalità del premio: l'analisi della sparizione dopo il 1918 della memoria del multiculturalismo nel Litorale. La retorica nazionalista, dopo la fine della prima guerra mondiale, ha cancellato completamente la memoria di secoli e secoli di convivenza tra i vari popoli che componevano la duplice Monarchia per presentare l'ultimo periodo di esistenza dell'Austria-Ungheria (se non la sua intera storia) come una conflittualità perenne tra i popoli dell'impero. Si tratta di una mistificazione che reinterpreta la storia leggendola esclusivamente attraverso la chiave di lettura nazionalista degli Stati che nacquero o si espansero dopo il finis Austriae. Il fatto che la popolazione non ideologizzata non fosse assolutamente coinvolta nelle questioni nazionali è stato cancellato dalla storia, come pure il fatto che la popolazione minuta in genere non fu per niente entusiasta del crollo del crollo dell'Impero e lo vide invece come una catastrofe foriera di tempi decisamente preoccupanti. Gli stati successori dell'Austria-Ungheria (Cecoslovacchia, Jugoslavia, Ungheria, Romania ed Italia) costruirono invece una mitologia irredentista in gran parte artificiale, applicando etichette nazionaliste a popolazioni che nella stragrande maggioranza dei casi nazionaliste non erano mai state e distruggendo la memoria della storia precedente.
Dalla tesi di Techet emerge la riflessione che l'ingresso di queste popolazioni (in molti casi plurilingui) negli stati nazioni successivi al 1918 abbia provocato un devastante impoverimento culturale, dato che nell'arco di una o due generazioni quasi tutti gli abitanti dell'ex Austria-Ungheria divennero monolingui.
Infine, un particolare che non ha influito sulla decisione di assegnare il premio ma è stato piacevolmente gradito dalla giuria è l'autodefinizione che Péter Techet nel suo curriculum ha dato di sé: anziché tedesco o ungherese (le sue due cittadinanze), si è definito cittadino europeo, un'identificazione non di poco conto, se si considera l'attuale temperie politica che si sta profilando nel nostro continente.

Commenti