30.3.1839: inaugurazione dell'Obelisco di Opicina/Opčine


La nuova strada commerciale d'Opschina e l'Obelisco: tra economia e arte

La crescita di Trieste durante la Restaurazione (1815-1848) evidenziò presto l'inadeguatezza di un'infrastruttura ancora troppo legata alle riforme di Maria Teresa del secolo precedente. Si procedette pertanto a rinnovare quanto oggi definiremmo la “logistica” e la “viabilità”.
In quest'ambito giocò un ruolo chiave la Strada Commerciale per Opicina: la “gloriosa” Zinzendorfia (1780) che connetteva Trieste e Vienna. La crescita del Porto Franco che andava abbandonando il modello dell'emporio rendeva la Zinzenorfia superata. Il flusso di merci era radicalmente cambiato e richiedeva una diversa pendenza che non sfiancasse i cavalli, i quali ora trainavano carichi decisamente più pesanti di quelli settecenteschi. Il governo imperiale bandì pertanto un'asta per la costruzione di una nuova Strada Commerciale per Opicina. Si sobbarcò l'incarico l'imprenditore Valentino Valle (1775-1850) mentre la progettazione venne affidata a un ex colonnello d'artiglieria, il barone Giuseppe Huyn.
La
nuova strada commerciale d'Opschina, non a caso chiamata “militare”, venne inaugurata il 31 dicembre 1830, cinquant'anni dopo la Zinzendorfia. Il percorso iniziava stavolta presso il Caffè Fabris (piazza Dalmazia) presso cui venne sistemata la Barriera Nuova ovvero l'ufficio d'esazione gabelle e pedaggi. La nuova strada segnava un cambiamento radicale per i trasporti dell'epoca: la pendenza costante passava dal 16% della Zinzendorfia al 4%.
Una curiosità che cita Fabio Zubini: sette anni dopo, nel 1837, proprio la “nuova” strada venne percorsa dai carri che trasportavano i pezzi per le prime sei locomotive inglesi dell'Austria, destinate a un sistema ferroviario in rapido divenire.
La costruzione di un'opera di pubblica utilità all'epoca non era disgiunta dal mondo dell'arte e della cultura: d'altronde si era ben consci di come la crescita culturale della città non sarebbe progredita senza un'analoga crescita economica. In quest'ambito Domenico Rossetti, tra i sostenitori della nuova Strada Commerciale, fece coniare una bella medaglia commemorativa con la Società di Minerva raffigurante un'allegoria della nuova viabilità e un busto dell'imperatore Francesco I.
Il progetto dell'obelisco di Opicina rientrava in questa prassi; non un oggetto d'arte di per sé stesso, ma la celebrazione di un concreto passo in avanti per la città.
Biagio Valle, all'epoca giovane studente di architettura a Roma e figlio di quell'imprenditore Valentino finanziatore della Strada, progettò l'obelisco. I disegni vennero poi inviati all'imperatore Francesco I che diede il via libera, prima di morire l'anno seguente (1835).
I lavori si trascinarono tra il 1836 e il 1839: dapprima si progettava di “svelare” l'obelisco il 22 ottobre 1838 nell'occasione di una visita a Trieste dell'imperatore Ferdinando I. Tuttavia la visita venne rinviata e si verificarono diversi contrattempi: dall'esatta posizione dell'obelisco alla sommità della Strada, alla rottura delle attrezzature di traino per trasportare l'immane monolito dalla cava di Zagorsko di Repentabor, alla (pericolosa) rottura del verricello quando si trattò di collocarlo in posizione. L'inaugurazione ufficiale avvenne pertanto il 30 marzo 1839 a (quasi) dieci anni dall'inaugurazione della Strada Commerciale.

L'obelisco presenta tutt'ora le iscrizioni concordate tra Biagio Valle e l'imperatore dove si ringrazia lo stato austriaco per i finanziamenti necessari alla costruzione della strada.
Dal lato verso il bosco è infatti possibile leggere una scritta in latino che recita:

CURANTE V(IRO) C(LARISSIMO) ALPHONSO PORCIA PRINC(IPE) PRAEFECTO PROVINCIAE COLLEGIUM MERCATORUM TERGESTINAE CIVITATIS NOVAE MUNIFICENTIAE AUGUSTI MONUMENTUM POSUIT
Per interessamento dell'illustrissimo uomo, principe Alfonso Porcia, Governatore della provincia, il Corpo Mercantile della città di Trieste pose questo monumento alla nuova munificenza di Augusto

Mentre dal lato della strada il viandante ha modo di leggere la seguente scritta:

FRANCISCUS I. P (IUS) F(ELIX) AUGUSTUS VIAM MUTUIS COMMODIS ITALIE GERMANIAE AB TERGESTE AD VERTICEM OCRAE SUBACTO IUGO APERTUIT MUNIVIT MDCCCXXX

Francesco I Pio Felice Augusto, vinto il giogo al valico dell'Ocra, aprì e costruì la strada a vantaggio reciproco dell'Italia e della Germania da Trieste, 1830

Quest'ultima dedica riflette una notevole cultura classica, perché nomina il “valico dell'Ocra” ovvero la via che durante l'antichità connetteva l'Adriatico con l'Europa dell'Est, passando attraverso la selva di Piro.
D'altronde l'imperatore Francesco I, sull'esempio (e per contrastare) Napoleone, fu il primo Asburgo a farsi incoronare imperatore ereditario d'Austria e non solo imperatore del Sacro Romano Impero.
La consapevolezza dell'eredità della cultura classica era pertanto ben viva nel mondo austriaco e tedesco in linea con una continuità filosofica e culturale.

Zeno Saracino 30.3.2020

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