2.8.2020: escursione n° 300: Poljane – Goli vrh – Ostrič

 
Distribuzione di alcune delle prime 300 escursioni del CTT.
Il temporale delle 8 di mattina scompiglia i piani previsti per i festeggiamenti per il raggiungimento di quest’importante traguardo nelle attività sociali del CTT.

Dovevamo partire alle 9.30 da Bazovica in direzione Črni dol, per una bella camminata semi-esplorativa che ci avrebbe portato sulla cima del monte Javor (1323m), con bella vista sulle foreste e sulla cima dello Snežnik (Nevoso).

Partiamo invece alle 11.00, dopo che l'aria è stata rinfrescata da una bella scrosciata di pioggia. Fortunatamente i 36°C di ieri sono solo un brutto ricordo. Il cielo è pittorescamente coperto di nuvoloni con tutte le tonalità di grigio possibili.

Purtroppo sei persone, timorose della possibilità di venir troppo rinfrescate da un temporale, rinunciano alla camminata. Ma altre tredici non si arrendono, perché, come dice un veterano dei boschi del Nevoso “Le mejo gite xe quele con la piova”!

Cambiamo quindi programma per restare più vicini a Golac, dov’è prenotata la cena sociale. Raggiungiamo Poljane, nella Čičerija slovena: un paesetto le cui case sono per la metà distrutte, ma portano ancora le scritte inneggianti ai vincitori della seconda guerra mondiale. Sotto una linda notiamo un vistoso alveare, probabilmente di api selvatiche.



Ci dirigiamo quindi a sud, su una bella e comoda strada forestale, in un rinfrescante bosco di faggi, lungo il costone di Grbarje. Aggiriamo il monte Batica passando a 100m dal confine con la Croazia.

A Ravni kot ci aspetta un meraviglioso esemplare di faggio plurisecolare a candeliere, vero monumento naturale alla ricchezza della verde natura ćića. Sotto i suoi rami possenti consumiamo il pranzo al sacco.

Stara bukva a Ravni kot (foto C. Zivec)


Rifocillati saliamo in cima al Goli vrh (942m) che, come dice il suo nome, è un colle nudo, spogliato della vegetazione arborea dalla forte Bora che qui soffia e da essa mantenuto a pascolo. C’è ancora l’iperico, šentjažovka e le nostre socie più “strighe” ci informano delle sue miracolose proprietà terapeutiche. Il panorama è spettacolare: va da Kozina alla Vremščica, al Nanos, allo Snežnik. A sud, spunta anche la cima dell'Učka/Maggiore. Tre (3) gocce di pioggia.

Sul Goli vrh

 Continuiamo quindi verso lo stagno Ribnik, la cui sorgente carsica è purtroppo asciutta a causa della prolungata carenza di precipitazioni. Lo specchio d’acqua si è ridotto ed è tutto intorbidito a causa della frequentazione di un branco di cavalli lasciati al pascolo semi-selvaggio. Infatti, dopo pochi metri li troviamo: alcuni bei puledri, giumente ed uno stallone con campanella al collo, come fosse una mucca.

Giriamo lentamente verso nord, ma il richiamo dell’Ostrič (su alcune carte è riportato Oštrić) si fa irresistibile. In cima ci aspetta un panorama ancora più vasto, comprendente alcuni rilievi della Ćićarija croata (Orljak, Gomila, Žbevnica). Una bella sorpresa è il nuovo timbro affisso sul palo di vetta: così possiamo registrare sul nostro Tourenbuch la testimonianza della trecentesima escursione. 

In cima all'Ostrič (foto C. Zivec)


Scendiamo verso nord, aggiriamo il Gornjanski Žabnik e rientriamo nella faggeta. Un po’ di strada forestale e poi giù per una vecchia e ripida pista d’esbosco che attraversa Lom e ci riconduce ai prati di Poljane.

Puntuali, alle 18, raggiungiamo l’agriturismo pri Cepčovih a Golac, che ci attende con quattro tavoli imbanditi. Le socie, i soci e gli amici che desideravano partecipare ai festeggiamenti ci hanno raggiunto. Così, tra le prelibatezze della cucina locale possiamo alzare i nostri bicchieri augurandoci altre meravigliose gite. I partecipanti alla 300ª escursione ricevono il diploma di partecipazione, gentilmente stampato da Roberto Barresi, ed una maglietta col distintivo sociale. Così tutti possiamo partecipare ad una bella foto ricordo collettiva.
 
Dopo le premiazioni. (foto C. Zivec)


I festeggiamenti si chiudono con le note del nostro inno sociale “Moto è vita!” musicato nel 1895 dal m.o Gustavo Perazzo, che viene cantato per la prima volta dopo circa un secolo di oblio.

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