La Grotta Gigante e la colonna Ruggero
di Carlo Pillwein
(Trascrizione dell'articolo apparso su “Il Tourista” del 4 Marzo 1896. La collezione de "Il Tourista" è conservata presso il Civico museo di storia naturale Ferdinando Massimiliano di Trieste)
Ai 16 corr.
in compagnia di Veit e Pauletig visitai la Grotta gigante, e ad onta
della descrizione contenuta nel N. 2, anno II, del nostro giornale,
meritava la pena di riparlarne con entusiasmo.
L’impressione destata, specialmente in un esploratore novellino (come lo
era l’amico Pauletig) è potente ed indimenticabile. Alle 4 pom. con
poca fatica avevamo dietro di noi i due abissi che si seguono e ci
troviamo nel grandioso duomo Imperatore Francesco Giuseppe, nel quale si
trovano le più belle e le più bizzarre forme stalattitiche. Fra le
colonne, d’apparenza zuccherina, fra stillanti fontane e cortine
trasparenti proseguiamo la nostra via, meravigliati dello scintillio
adamantino, che alla luce del magnesio si sprigiona dagli innumerevoli
cristalli calcari e che fa credere di trovarsi in un altro mondo.
Ad una colonna di speciale bellezza alta circa 12 e del diametro da 2 a 3 metri, imponiamo il nome di colonna Ruggero, in omaggio al nostro amato amico e compagno, il I° dir. segretario sig. Ruggero Konviczka.
Il ritorno
procura all’amico Pauletig, ancora troppo poco pratico dell’arrampicarsi
per le scale, qualche difficoltà, ma colla nostra assistenza se la cava
bene e raggiungiamo la superficie esterna senza incidenti. Dopo aver
riposato, riprendiamo la via del ritorno a Trieste, ove siamo alle 3
ant.
Ad onta
ch’io abbia già cinque volte visitata questa grotta, pure le sue
splendide formazioni, che nessun scultore vivente potrebbe riprodurre,
mi procurò sempre viva gioia. Tutto ciò circondato dalla cupa bellezza
del mondo inferiore produce su ognuno, che abbia l’occhio aperto alle
meraviglie della natura, imponente influsso. Chi potè ammirare anche le
estrinsecazioni della natura, profuse a tanti metri di profondità,
comprenderà il fascino che ci attrae e ci spinge ad esplorare questi
mondi ignoti.
Carlo Pillwein
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