20.1.1921: regio decreto italianizzazione toponomastica del Litorale

Ricorre oggi la data della promulgazione del Regio Decreto del 20 gennaio 1921, un atto finale o iniziale, a seconda della prospettiva da cui si vuole guardare tale fenomeno, dell’opera di italianizzazione della toponomastica nel Litorale. Tale decreto si proponeva di determinare «la lezione ufficiale dei nomi dei Comuni e delle frazioni compresi nei territori annessi» e istituiva un’apposita commissione incaricata di svolgere il lavoro, composta da: due membri nominati dal Presidente del Consiglio italiano su proposta dei Commissari generali civili italiani per la “Venezia Giulia”, la “Venezia Tridentina” e del Commissario civile italiano di Zara; il direttore del Regio Istituto Geografico Militare italiano; un delegato ciascuna per la Regia Accademia dei Lincei, la Regia Società Geografica Italiana, il Touring Club Italiano e il Club Alpino Italiano; due delegati degli enti locali, nominati anch’essi dal Presidente del Consiglio su proposta delle Società scientifiche ed affini della “Venezia Giulia”, Zara e “Venezia Tridentina”; la commissione inoltre non escludeva a priori la collaborazione in via eccezionale di esperti del settore. In seno ad essa non trovò spazio nessun criterio di rappresentanza delle popolazioni autoctone non italofone ma era completamente in mano ai circoli italiani locali e nazionali.
Si può vedere quest’atto come un primo iniziale tentativo di coordinare e fissare la toponomastica italianizzata dei territori annessi ma a ben vedere forse è solo una propaggine finale di un processo di italianizzazione dei nomi di luogo, che affonda le sue radici già subito dopo il 1866 per quanto attiene ai territori della Benečija annessi all’Italia dove si iniziò subito a cancellare cognomi e toponimi slavi. Nel novembre 1915 la Regia Società Geografica di Roma avviò la redazione di una nuova terminologia del territorio che avrebbe dovuto essere assegnato all’Italia a fine conflitto in base al Patto di Londra. Si istituì anche presso il Comando Supremo italiano uno speciale ufficio a questo scopo. Nei territori austriaci si era già da tempo avviata un’operazione simile. L’opera fu affidata a società all’apparenza innocue, come la Società degli Alpinisti Triestini (poi Società Alpina delle Giulie) fondata nel 1883, e il Club Alpino Fiumano. Sulla propria cartografia escursionistica queste società dovevano riportare esclusivamente denominazioni toponomastiche italiane. A fine guerra il Regio Istituto Geografico Militare italianizzò fin nei minimi dettagli la cartografia ufficiale. In mezzo a tante iniziative si determinò una situazione di confusione tale che per le stesse località si potevano avere più denominazioni, il che rese necessario un intervento coordinato dall’alto. Il R.D. 20 gennaio 1921 avrebbe dovuto porre fine a queste incertezze toponomastiche. Se alcuni nomi rimasero almeno simili foneticamente all’originale per esempio Kosovelje Cossovello, Gregolischie per Kregolišče, altri furono stravolti ricorrendo spesso agli amati agiotoponimi: Ricmanje diventò San Giuseppe della Chiusa, Boršt Sant’Antonio in Bosco, Briščiki Borgo Grotta Gigante, Rakitovec Acquaviva dei Vena, Opčine Opicina, Nabrežina Aurisina, Dolina San Dorligo della Valle, Pliskovica Pliscovizza della Madonna e avanti di questo passo, senza citare grossolani errori di traduzione tipo il monte Krn divenne Monte Nero e il Monte Peč Forno (Krn significa “mozzo, tronco” e non è “črn nero”, Peč significa in sloveno oltre a “stufa” anche “roccia” e trattandosi di un monte è ovviamente più appropriato).
Il Decreto riguardava le competenze e le dizioni usate da autorità e organismi pubblici italiani, ma localmente si fece in modo che si estendesse a tutti gli aspetti della vita pubblica. Giornali, libri e manuali scolastici dovevano riportare sempre la nuova forma toponomastica italiana, anche quelli in sloveno e croato si dovettero adeguare finché esistettero. Il fascismo si limitò poi a mettere il suggello sopra questa azione d’italianizzazione toponomastica quindi in gran parte già svolta in precedenza. Terreno fertile poi per passare a colpire in modo ancor più diretto gli "individui alloglotti" e i cosiddetti “italiani degeneri” con l’italianizzazione dei nomi e dei cognomi, così come qualsiasi altra espressione linguistica delle altre etnie del Litorale.
Compendio a cura di S. Radmilovich e A. Sgambati
Fonti:
ČERMELJ LAVO, Sloveni e Croati in Italia tra le due guerre, Trieste, Editoriale Stampa Triestina, 1974.
PAROVEL PAOLO, L’identità cancellata. L’italianizzazione forzata dei cognomi, nomi e toponimi nella “Venezia Giulia”, Trieste, Eugenio Parovel Editore, 1985.
BARTOLINI STEFANO, Fascismo antislavo. Il tentativo di “bonifica etnica” al confine nord orientale, Pistoia, ISRPt Editore, 2006.
PURICH PIERO, Metamorfosi etniche, Udine, KappaVu, 2010.

Commenti