11 novembre 1854: nasce Carlo Ucekar, “l'immensamente amato dirigente operaio”

 

Sciopero dei fuochisti del Lloyd Austriaco 1902.

Di Zeno Saracino

S'immagini un uomo gracile e basso, dalle spalle strette e spioventi; un tipografo, nient'altro che uno dei tanti, grigi, impiegati del Lloyd Austriaco. Eppure quell'uomo così sfuggente, così umile costituì per tutta la seconda metà dell'ottocento il punto di riferimento del movimento operaio triestino.
Si chiamava Carlo Ucekar e la sua biografia, della quale oggi ricorre la nascita (11 novembre 1854), è un bell'esempio delle contraddizioni e dell'amalgama di spinte umanitarie, morali, mazziniane e socialiste che coesistevano fino agli anni Ottanta dell'ottocento, prima che l'inflessibile guida del segretario Valentino Pittoni consentisse un'azione unitaria ed efficace.
Nonostante i genitori provenissero da Ljubljana (il cognome originariamente era “Ulzhakar”), Ucekar maturò come tanti suoi coetanei triestini sentimenti irredentisti che lo portarono a stringere amicizia con Guglielmo Oberdank, del quale facilitò la fuga in Italia durante la chiamata alle armi per sedare la ribellione in Bosnia ed Erzegovina (1878).

La conversione al socialismo avvenne con l'adesione alla Società Operaia Triestina (1883) che si proponeva di migliorare con un percorso di riforme le condizioni della classe operaia; il tutto però ancora in un'ottica “antica”, legata all'ideale mazziniano della collaborazione interclassista.
Come scriveva Giulio Gratton, Carlo Ucekar fu “portato al socialismo dall'impulso del suo cuore generoso”. Certamente i primi anni di questo tipografo gracile fisicamente, ma dalla notevole eloquenza nei discorsi e nelle arringhe, si caratterizzavano per un'ingenuità politica riflesso della confusione del periodo. Le società di mutuo soccorso andavano scomparendo, perchè la legislazione austriaca era progredita a tal punto da renderle superflue; ma nel contempo le riforme liberali del 1860 incoraggiavano la formazione di una galassia di partiti e associazioni operaie che si diversificavano per propositi, ideologie e ultimo, ma non per importanza, nazionalità.

In questo contesto Carlo Ucekar fondava, con Antonio Gerin, la Confederazione Operaia (1888), la prima organizzazione “locale” che agisse in sincronia col movimento operaio austriaco, senza limitarsi ai “bisticci” del Litorale. Carlo Ucekar ad esempio fu tra i pochi triestini a partecipare al congresso socialista di Vienna (1891) dove sottolineò con forza l'importanza dei lavoratori tedeschi a Trieste. La Confederazione crebbe rapidamente, giungendo ad avere oltre 700 affiliati; organizzava ad esempio riunioni di fabbri-carrai, maniscalchi, sellai. E ottenne che gli scalpellini guadagnassero un regolare contratto di lavoro, mentre durante gli scioperi si offriva come mediatrice, complice la personalità riflessiva e calma di Ucekar.
La Confederazione infatti aveva “tutto il carattere di una lega internazionale atta a combattere il nazionalismo intransigente”.

La Confederazione si disgregò nel 1891 per un'infrazione di carattere statuario, ma Ucekar ne recuperò lo spirito internazionale con la Lega Socialdemocratica (1894) che può essere considerata il primo, reale, tentativo di avere un partito operaio triestino.
La Lega infatti aveva un suo giornale, il “mitico” Lavoratore; organizzava spesso comizi; era espressione di un socialismo organizzato sul modello della Germania.
Eppure Ucekar, a differenza di Gerin e Pittoni, rimase sempre un triestino attento ai problemi locali; non fu mai quanto oggi definiremmo “un uomo del partito”. La Lega in tal senso era espressione di un socialismo autonomista che si sviluppava in relazione a Trieste e al Litorale, con tutte le sue eccezionalità. In quest'ambito l'industrializzazione di Trieste si accompagnava all'auto organizzazione degli operai; ma senza che a tutto ciò seguitasse un'adeguata dirigenza. Con l'eccezione di Ucekar, egli stesso un autodidatta, non erano pochi i capi scelti in osteria o giunti a guida dei socialdemocratici per gusto di avventura e potere. Lo stesso Gerin si rivelò presto inadeguato e Ucekar, dal suo canto, dovette combattere il socialismo antisemita e razzista dell'avvocato Riccardo Camber che fonderà il giornale “Avanti”.

Nel 1902 Ucekar entrò a far parte della sezione italiano-adriatica del Partito operaio socialista, del quale era divenuto segretario il triestino Valentino Pittoni. L'anima “anziana” del movimento e il “nuovo” socialista si ritrovarono così congiunti nell'azione quando coordinarono lo sciopero dei fuochisti del Lloyd, guadagnando importanti concessioni nelle trattative con la società di navigazione e il Governo austriaco. La morte di Ucekar, avvenuta in quello stesso anno, segna così un passaggio simbolico: dai movimenti operai socialisti, ma permeati di valori repubblicani, anarchici e persino mazziniani di Ucekar, si passava al socialismo “scientifico” di Pittoni, coerente però con un internazionalismo a cui lo stesso Ucekar aveva aperto la strada.


Bibliografia:
Marina Cattaruzza,
Socialismo adriatico: la socialdemocrazia di lingua italiana nei territori costieri della monarchia asburgica: 1888-1915, Lacaita, 1998


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