In ricordo di Milka Vrabec, stroncata all’età di undici anni da colpi di mitragliatrice.
Primorski dnevnik, 28.5.2016
di Ivan Vogrič
Traduzione di David Biekar
Il suo assassinio del 13 settembre 1947 causò a Trieste una grande indignazione.
Il 28 maggio 2016 Milka Vrabec avrebbe compiuto ottant’anni; un nome
pressoché sconosciuto ai più dei lettori. Sono in pochi a conoscere la
sua storia e comunque a livello locale. Tuttavia quando, ancora una
bambina, perse la vita e nel periodo successivo, fu scritto molto su di
lei, tanto che tutta la cittadinanza triestina a quel tempo era a
conoscenza dell’accaduto. Anche se alla maggioranza dei triestini la
bimba era meglio nota col nome di Emilia Passerini, visto che il cognome
venne italianizzato, nella comunità slovena rimanevano comunque in uso
il nome e cognome originali in sloveno.
Il nome di lei divenne noto al pubblico proprio durante i giorni nei
quali entrava in vigore il Trattato di pace di Parigi (15 settembre
1947), con il quale si istituiva il Territorio Libero di Trieste (TLT).
Era il periodo in cui, nonostante la nascita della nuova entità
territoriale, si combatteva ancora una dura lotta tra chi voleva
l’unificazione di Trieste e del suo circondario alla Jugoslavia, e chi
invece desiderava il ritorno dell’Italia, quindi uno scontro tra due
fazioni ideologiche. Come sappiamo la Questione di Trieste divise al
lungo non soltanto la popolazione locale, bensì anche la comunità
internazionale, cosa che continuò anche dopo l’istituzione del TLT.
Due giorni prima l’entrata in vigore del Trattato di pace – era un
sabato – l’associazione culturale slovena di Scorcola organizzò una
festa da ballo nel cortile sociale. La festa attirò anche l’attenzione
di Milka, al tempo undicenne, che risiedeva in Vicolo Ospedale Militare,
la stessa via in cui si trovava anche la sede dell’associazione
culturale. Dai dati raccolti dalla nipote Vivien, la madre di Milka le
sconsigliò di recarsi alla festa visto che s’era già fatto buio; e a
quell’ora poi non avrebbe dovuto uscire da sola. Tuttavia la ragazzina
non volle cedere. Il pensiero di poter osservare da vicino le coppie
danzanti al ritmo della musica dal vivo, non le dava tregua.
Probabilmente ciò derivava da quel desiderio genuino, così tipico delle
ragazzine di quell’età, di potersi un giorno abbandonare anche lei al
ritmo e alla melodia e di ballare elegantemente come gli adulti. Decise
quindi di rivolgersi alla vicina, la già maggiorenne Vanda Jerman, che
risiedeva allo stesso indirizzo, pregandola di accompagnarla alla festa.
Credendo forse che i genitori fossero d’accordo che la figlioletta
uscisse, alla fine Vanda acconsentì ad accompagnarla. Mentre l’orchestra
suonava, le coppie volteggiavano sulla pista da ballo.
Attorno alle undici di quella sera la festosa spensieratezza popolare
venne all’improvviso interrotta da raffiche di mitragliatrice. Gli spari
che provenivano dalla collina posta a solo un centinaio di metri in
linea d’aria, arrivarono direttamente sul luogo della festa. Vennero
sparati alcune decine di proiettili fino a quando, come si potè appurare
successivamente l’arma si inceppò.
I partecipanti alla festa andarono ovviamente nel panico e fu subito
chiaro che le conseguenze erano gravi. Il caso volle che ad essere
colpite furono proprio Vanda e Milka, le quali durante l’accadimento si
trovavano sotto al palco. La prima non subì gravi conseguenze, mentre la
seconda fu raggiunta dalle raffiche direttamente al torace. Si accasciò
in un bagno di sangue. In breve tempo arrivò un’ambulanza che le
trasportò all’ospedale, dove la piccola Milka a causa di una forte
emorragia si spense prima di mezzanotte.
La polizia si recò subito sul luogo dell’incidente. Secondo il giornale
italiano La Voce Libera un agente di polizia, assieme ad un’altra
persona, si mise sulle tracce di un gruppo di giovani in fuga dal luogo
dell’attentato, senza però riuscire a raggiungerli, poiché i fuggitivi
iniziarono a sparargli contro. Nelle vicinanze furono ben presto
rinvenute l’arma ed alcune cartucce usate nell’assalto all’associazione
slovena.
L’incidente aveva scatenato un grande senso di indignazione. Nonostante
la resa dei conti tra fazioni politiche ed in particolare atti di
violenza fossero in quel tempo all’ordine del giorno, questa volta lo
sdegno fu ancora maggiore, visto che a perdere la vita fu una ragazzina
innocente.
Il Primorski dnevnik il 14 settembre, ad un giorno di distanza
dall’incidente, pubblicò in prima pagina un articolo con un titolo che
non lasciava dubbi su chi fossero gli attentatori: ”Malviventi fascisti
uccidono a colpi di mitragliatrice la compagna 11enne Milka Vrabec”.
Nell’articolo si evidenziò che ”dei banditi fascisti volevano salutare
la nascita del TLT con un crimine infame”. Gli operai triestini in segno
di protesta contro l’attentato a Scorcola organizzarono per il 15
setttembre uno sciopero generale di un’ora, a cui si unirono in
solidarietà anche i lavoratori di alcune fabbriche dell’Istria. A
Capodistria la folla si riunì in assemblea. Il giornale Demokracija fu
più cauto nell’indicare gli autori dell’attentato: ”Non sappiamo chi di
fatto abbia perpetrato quest’atrocità, ma sappiamo che sono
corresponsabili i fatti politici che aizzano gli animi l’uno contro
l’altro invece di placarli”. Il settimanale goriziano accusò la
sinistra, ed in particolare i comunisti, di usare l’incidente a proprio
vantaggio politico.
Quegli avvenimenti uniti al fatto che proprio in quei giorni entrava in
vigore il Trattato di pace, furono decisivi nel riscaldare gli animi in
città. Si susseguirono violenti scontri in strada e attentati
dinamitardi, nei quali persero la vita il diciannovenne Alino Conestabo
(vent’anni più tardi la Lega nazionale gli dedicò una targa
commemorativa) e l’operaio Carlo Castagna. Questo fu l’apice delle rese
dei conti in città tra le due fazioni rivali, a seguito di cui sin dal
termine della guerra persero la vita diverse persone. Erano anni in cui
si avvicendarono un vasto numero di assalti alle persone ed esplosioni
di bombe, sia contro i partecipanti alle manifestazioni che contro le
sedi di partiti politici, sindacati, redazioni di giornale, ma anche a
negozi e locande e individui.
I funerali della piccola Milka si tennero il martedì del 16 settembre.
Il corteo funebre partì dall’abitazione dei Vrabec passando per il
centro città dove migliaia di persone accompagnarono Milka. Donne e
ragazze erano presenti in gran numero e come riportato dal Primorski
dnevnik, davanti al feretro c’erano 17 bambine vestite di bianco con in
mano dei fiori. Erano presenti anche molti operai in abito da lavoro. In
Largo Barriera Vecchia ci fu una serie di discorsi e in seguito la
salma fu seppellita nel cimitero di Sant’Anna. Nel frattempo venne
raccolto del denaro per donarlo alla famiglia della giovane sfortunata.
In realtà le collette furono più di una, poiché ad organizzarle furono
l’Unione antifascista italo-slovena e diversi giornali.
Qualche settimana dopo i giornali pubblicarono la notizia che la polizia
aveva arrestato quattro persone, quasi tutti minorenni, accusate di
omicidio. Nella ricostruzione dei fatti la storica Claudia Cernigoi ha
scritto nelle sua ricerca intitolata ”Le violenze per l’italianità di
Trieste” (2015) che gli accusati appartenevano all’ambiente di destra e
che al momento dell’arresto uno di loro fu trovato in possesso di un
tesserino di associazione ad un’organizzazione fascista. Ne seguì un
processo in cui – nonostante la condanna al carcere – non si riuscì a
scoprire i nomi dei mandanti dietro l’attentato. Si poté dimostrare
soltanto che i condannati erano semplici perditempo; naturalmente la
difesa cercò di sfruttare l’incapacità mentale di alcuni degli accusati.
La tragica vicenda ha avuto eco nella rappresentazione teatrale di Tullio Kezich ”I ragazzi di Trieste” del 2004.
Milka Vrabec nacque nel 1936 dai genitori Karel, un calzolaio, e Marija.
Aveva tre fratelli; il più grande nacque a Pliskovica sul Carso, nel
paese natale del padre, da dove poco dopo la nascita del primogenito nel
1927 si trasferirono ad Aurisina. A causa della crisi che colpì questo
centro dell’industria del marmo, la famiglia decise nel 1938 di
trasferirsi a Trieste, dove rimase per tutto il periodo della guerra. I
parenti ricordano Milka come una bambina piena di vita. Subito dopo la
guerra i genitori la mandarono all’Istituto scolastico delle suore di
Tomaj. E proprio in quei fatidici giorni si preparava al ritorno a
scuola.
di Ivan Vogrič
Traduzione di David Biekar
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